reato di abuso di autorità l’uso di linguaggio volgare verso il subordinato

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  La questione del linguaggio ” violento” utilizzato dai superiori nei confronti dei subordinati è particolarmente sentita nel mondo militare.
Spesso infatti, dietro ad un linguaggio improprio, aggressivo, utilizzato dal superiore non si nasconde l’esercizio dell’azione di comando quanto, piuttosto, un intento vessatorio.
Sul punto un militare si reca dall’avvocato militare perchè fatto oggetto di minacce ed ingiurie dal superiore che tra l’altro, nel prospettargli gravi conseguenze per il futuro lo appellava con il termine di “…coglione”.
Nel difendersi il superiore affermava di non aver voluto ledere nè la dignità nè l’onore del militare subordinato.
Sul punto nonostante le difese dell’imputato non si tratta nè di linguaggio colorito, nè tantomeno di parole pronunciabili seppure in un contesto animato.
La Suprema Corte in caso analogo ha precisato ” ….la posizione di supremazia gerarchica dell’autore rispetto alla persona offesa non consente di considerare prive di contenuto lesivo espressioni volgari, pur ormai prive – nel linguaggio comune – di effettive connotazioni offensive, esolo indicative di impoverimento del linguaggio e dell’educazione, in quanto esse, se rivolte ad un sottoposto, in violazione delle regole di disciplina, riacquistano appieno il loro significato spegiativo assumendo penale rilevanza.
Solo nel caso in cui il superiore, pur anche con linguaggio volgare, ” colorito” abbia 1) individuato censure nel comportamento del subordinato 2) chiarito i connotati dell’errore dello stesso 3) evidenziato l’eventuale norma ( di servizio/disciplinare) violata , potrà in tali casi andare assolto non essendoci volontà di offesa del subordinato.