atti sessuali tra militari ” per gioco”: sono punibili ed integrano abuso di autorità

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La vicenda processuale riguarda un militare che , con violenza e abuso di autorità (per essere superiore in servizio rispetto alla vittima), costringeva con mossa repentina una donna carabiniere in servizio presso la medesima Stazione CC, a subire atti sessuali, consistiti nel prenderla alle spalle, cingendole i fianchi con le mani, toccarle il seno, dandole baci sulla testa, ed attaccandosi al corpo della vittima, costretta a piegarsi in avanti.
Intorno alla nozione di “atti sessuali”sono costruite tutte le norme contro la violenza sessuale. Anche in ambitomilitare, dunque,  «alla nuova norma pare riconducibile, quantomeno sotto il profilo del tentativo, anche una larga parte di quelle condotte che hanno stimolato il recente dibattito sulle molestie sessuali». In tale ottica, si è dunque specificato che il concetto di atto sessuale sarebbe più ampio di quello riconducibile alla violenza carnale ed agli atti di libidine, rientrandovi «tutti gli atti aventi significato erotico anche solo nella dimensione soggettiva dei rapporti soggetto attivo/soggetto passivo». 
Infine, nel senso che il gesto compiuto per scherzo o per gioco o con finalità di irrisione è qualificabile come atto sessuale allorquando, per le caratteristiche intrinseche dell’azione, rappresenta un’intrusione violenta nella sfera sessuale della vittima . 
 Nel caso di specie, alla condotta tenuta dall’imputato, a partire dal toccamento dei fianchi e dall’abbraccio avvolgente, andava attribuita una corretta interpretazione, altresì, ai baci, impressi sul capo della giovane sol perché questa si era chinata per evitarli, ma che nulla avevano di innocente ed infantile, ed al toccamento del seno, che tanto fuggevole, e dunque involontario, non poteva ritenersi, atteso che la donna era stata costretta a spostare la mano dell’imputato dal proprio seno.