Giulia Schiff, in Tribunale il video sul nonnismo al 70esimo Stormo: «Una tortura rivedere quelle immagini»

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Giulia Schiff, in Tribunale il video sul nonnismo al 70esimo Stormo: «Una tortura rivedere quelle immagini»

La 23enne oggi in aula ha rivisto per la prima volta il video di quel giorno di cinque anni

Giulia Schiff, in Tribunale il video sul nonnismo al 70esimo Stormo: «Una tortura rivedere quelle immagini»
4 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Marzo 2023, 17:17 – Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 18:36

Oltre cinque ore di interrogatorio, quattro video proiettati in aula e una raffica di domande per fare chiarezza su quanto accaduto. Ha parlato a lungo Giulia Schiff, l’ex allieva dell’Aeronautica militare che ha denunciato un episodio di nonnismo all’interno della base del 70esimo Stormo di Latina. Atti di violenza durante il “battesimo del volo” per i quali sono chiamati a rispondere, davanti al giudice monocratico del Tribunale del capoluogo pontino, otto militari accusati a vario titolo di violenza e lesioni.

 

Giulia Schiff in Tribunale

 

La 23enne in aula ha rivisto per la prima volta i video di quel “battesimo del volo”. «Doveva essere il giorno più bello della mia vita, quello che avevo sempre sognato, ma non lo è stato: è soltanto un brutto ricordo e se potessi lo cancellerei».

Un battesimo che si è trasformato in un incubo: schiaffi, frustate, botte alla testa e su tutto il corpo.

Un “rituale” che la Schiff ha definito violento ma “obbligatorio”, nessuno poteva sottrarsi al proprio battesimo e neppure a quello degli altri piloti: bisognava partecipare ed essere anche “attivi”. Lei infatti racconta di essere stata ripresa dai suoi superiori per non aver partecipato attivamente al rito dei suoi colleghi.

Capelli legati, giubbotto verde militare e borsa con i colori della pace, la Schiff – parte offesa nel procedimento per oltre due ore risponde prima alle domande del pubblico ministero Elisabetta Forte poi a quelle del suo legale, l’avvocato Massimiliano Strampelli ricostruendo quel giorno da incubo del 2015 e rivivendolo con le immagini girate all’epoca con una telecamera “go-pro” e un telefonino da un collega, uno degli imputati. Il video dura sette minuti che però sembrano un’eternità perché bisogna bloccare le immagini per consentire alla vittima di spiegare cosa succede.

«La tradizione del battesimo del volo spiega – prevede che il pilota, a conclusione del suo primo volo da solista, venga prelevato dall’aereo e gettato in piscina. Dovrebbe essere un bel momento ma non lo è stato per me. Io non ero molto convinta ma non potevi sottrarti, ti guardavano male. Quel giorno sono stata trasportata a spalla e mentre alcuni mi tenevano altri mi colpivano con dei rametti di legno. Io gridavo e chiedevo che la smettessero, dicevo loro di fermarsi, mi sembrava di non poter respirare. Così era inaccettabile, quei colpi alle natiche e alle gambe mi hanno provocato alcuni ematomi e ho avuto dolori per alcuni giorni».

La Schiff in aula identifica uno per uno i colleghi che appaiono nel video e che, dopo averla usata come ariete facendole colpire con la testa un’ala di aereo piantata a terra, la gettano in piscina. Una giornata che ha lasciato il segno e oggi Giulia Schiff è sicuramente un’altra persona.

«E’ stata una tortura rivedere quel video e se non fosse accaduto ciò che è accaduto racconta in una pausa dell’udienza prima di rientrare in aula per rispondere alle domande degli avvocati della difesa – non sarei partita per l’Ucraina a combattere: essere un pilota era il mio grande sogno ma andando in Ucraina ho avuto maggiore operatività sugli aerei».

Nel pomeriggio il lungo contro esame e la visione di altri video con i “battesimi del volo” su iniziativa dei difensori che volevano dimostrare come anche la Schiff avesse partecipato a quel rito. «Ma io non ho usato violenza contro i miei colleghi – ha detto al giudice – per loro non è stato un incubo, per me sì».

«Siamo soddisfatti dell’udienza – ha commentato l’avvocato Massimiliano Strampelli che assiste Giulia Schiff – riteniamo che le immagini proiettate in aula dimostrino senza ombra di dubbio cosa è avvenuto quel giorno, la gravità delle violenze subite dalla mia assistita durante quel rito. I video parlano da soli».

La nuova vita in Ucraina

Arruolata dall’inizio della guerra a sostegno delle truppe di Kiev la 24enne ha combattuto in diversi territori, dal Donbass a Karkhiv poi qualche tempo fa il matrimonio con Victor, 29enne israelo-ucraino che ha conosciuto nel maggio scorso nella legione straniera e che ha sposato con rito civile. Ora entrambi hanno smesso di combattere ma non hanno interrotto il loro impegno. «Abbiamo fondato un’associazione umanitaria racconta l’ex pilota dell’Aeronautica – che si occupa di aiutare civili e miliari nelle zone maggiormente colpite dalla guerra». Ed è da Victor che Giulia tornerà il 26 marzo prossimo ma il 7 maggio sarà nuovamente in Italia per celebrare anche qui il matrimonio, in un castello, proprio nello stesso giorno in cui lo scorso anno l’ha conosciuto sul fronte.